Sistema Sanitario Nazionale Italiano: pro e contro

La Dottoressa Gaia Gualco e la Dottoressa Alice Loreti che parlano e supportano il SSN: il Sistema Sanitario Nazionale.

Ma questo lo passa la mutua?” è una delle domande più frequenti dei clienti quando desiderano sapere se il farmaco o il servizio è coperto dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Oggi cercheremo di rispondere a tante domande che lo riguardano : che cos’è? Qual è la sua storia? Quali sono i pro e contro e i risvolti futuri?

Partiamo dalle basi: che cos'è il SSN?

Innanzitutto dobbiamo fare un passo indietro e prendere in mano la nostra Costituzione. Infatti l'articolo 32 recita:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti."

Detto in parole povere, quindi, la salute è un diritto di tutti ed è un principio tutelato proprio alla radice. Dunque gli ospedali pubblici, i medici, i farmaci, le visite, gli esami ecc... Sono servizi che hanno lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza ed equità, l’accesso all’erogazione delle prestazioni sanitarie.

La Costituzione italiana è un insieme di parole perfette, ma non racconta la storia del SSN. E allora “la mutua” chi l'ha inventata?

In Europa i modelli sanitari sono due: quello Bismarck e quello di Beveridge.

Il primo è fondato sulle assicurazioni sociali obbligatorie; mentre il secondo è proprio quello da cui prende spunto il nostro. Ideato dall'inglese Sir William Beveridge, economista liberale, è stato voluto in Inghilterra da Winston Churchill nel 1942. Questo modello si basa proprio sulla centralità dello Stato nel fornire i servizi e le cure sanitarie. Non tutti sanno che sono stati tanti i passi che l’Italia, come nazione e come popolo, ha dovuto fare prima di arrivare effettivamente all'istituzione del SSN.

Proprio per capirci qualcosa in merito e riassumere il percorso, c'è un articolo di Rai Cultura che fa proprio al caso nostro.

La prima tappa di questa storia si ha con la pubblicazione della nostra Costituzione nel 1948 quando si è scritto per la prima volta, nero su bianco, che la salute è un diritto fondamentale dell’individuo.

La seconda tappa si raggiunge il 13 marzo del 1958, quando viene istituito il Ministero della Salute. Successivamente si arriva alla Riforma ospedaliera del 1968, detta anche Legge Mariotti. Da quel momento gli ospedali diventano le strutture che conosciamo oggi: non più enti caritatevoli, ma istituti pubblici, centri che forniscono assistenza gratuita a chiunque ne abbia bisogno. Infine si arriva al 23 dicembre 1978 quando, dopo un lungo e tortuoso percorso, viene promulgata la legge n°833 che pone le basi del SSN. A battersi per questa riforma fu la Ministra della Sanità Tina Anselmi, partigiana, insegnante e prima donna ad aver ricoperto la carica nella neonata Repubblica Italiana.

Ma come funziona?

Il diritto alla salute viene garantito sul territorio dalle ASL (Azienda Sanitaria Locale) e finanziato direttamente attraverso il pagamento dei ticket sanitari, ma anche indirettamente dallo Stato attraverso il budget da dedicare all'assistenza sanitaria, stabilito annualmente dalla manovra finanziaria.

Ad esempio come riporta Quotidiano Sanità per il 2023 “il Fondo sanitario nazionale crescerà di ulteriori 2 miliardi che si aggiungono ai 2 in più già stanziati dalla manovra del precedente Governo, facendo così salire il Fondo a 128,061 miliardi, pari a 4 miliardi in più rispetto al 2022.

Tutti i cittadini hanno il diritto di essere curati gratuitamente, ma anche il dovere di contribuire alle spese statali. Le tasse servono anche a sostenere la “macchina SSN”, il cui costo è davvero gravoso se pensiamo a tutto quello che ci sta dietro: i medici, le infermiere, le oss, gli ospedali oltre ai dispositivi monouso e ai macchinari necessari. Pensare che sia tutto tutto gratis è davvero utopistico, per questo viene richiesto, spesso ma non sempre, un contributo immediato da parte del paziente chiamato ticket.

Quali sono i pro di questo modello?

Il vantaggio più importante è l'accessibilità alla salute per tutti i cittadini italiani, senza discriminazioni di condizioni individuali, sociali o economiche. Inoltre secondo i dati Istat del 2019, l’Italia è il Paese più longevo in Europa, infatti sono 2 milioni le persone con più di 85 anni. Ulteriore esempio recentemente il Comune di Perdasdefogu in Ogliastra in provincia di Nuoro in Sardegna è entrato nel Guinness 2022 in quanto la speranza di vita media è la più elevata a livello mondiale.

Secondo i dati Istat del 2018, ben 7 italiani su 10 dichiarano di essere in buona salute. I benefici di questa longevità non possono essere tutti accreditati solo alla nostra cucina mediterranea, ma anche al Sistema Sanitario Nazionale. Infatti, per quanto riguarda i farmaci, l’italia è leader per numero di farmaci gratuiti: il 69% della spesa farmaceutica nazionale è a carico proprio del SSN. Il SSN garantisce anche la distribuzione capillare di medici, ospedali, farmacia, la presenza della guardia medica, l’assistenza domiciliare,ecc… Servizi che spesso diamo per scontati, ma non lo sono assolutamente.

Piccola chicca per approfondire l'argomento: qui trovate il Programma Nazionale Esiti (PNE) sviluppato da AGENAS su mandato del Ministero della Salute dove potete scaricare il report del 2022 sulle valutazioni di efficacia, equità, sicurezza e appropriatezza delle cure prodotte nell’ambito dell'assistenza ospedaliera.

Ma questo modello basato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità sarà sempre possibile oppure è un sistema che potrebbe rompersi da un momento all’altro?

Agli esordi del SSN gli italiani andavano in farmacia e avevano tutto gratis: il cotone, le garze, i disinfettanti e addirittura alcuni farmaci da banco venivano sovvenzionati dallo Stato. Questo “sistema ideale” è stato davvero un passo falso perché ha creato un buco finanziario enorme.

Le critiche arrivarono negli anni '90: non tutto può essere gratis. Ecco che poco alla volta la richiesta di contributo da parte dello Stato è stata sempre più necessaria. Negli anni, però, i ticket hanno iniziato a lievitare ed il numero di prodotti e servizi passati totalmente dal SSN si sono via via ridotti.

I problemi sono vari: il calo dei posti letto, la riduzione delle assunzioni di nuovi medici e infermieri, l’invecchiamento della popolazione, la rallentata crescita economica del Paese ecc.. hanno reso inefficiente il nostro Sistema Sanitario aumentando l'impatto sulla spesa pubblica.

Il SSN purtroppo non è infallibile, e proprio per questo motivo negli ultimi 30 anni si è iniziata a sviluppare parallelamente una sanità privata, più rapida ed immediata rispetto ai tempi d’attesa dell’ospedale. Queste dinamiche hanno anche contribuito all'aumento delle iscrizioni ad assicurazioni sanitarie private come in altri Stati europei. Tuttavia, questi ultimi sistemi aumentano, in particolare, il divario di discriminazione economica tra chi può permettersi di pagare per la propria salute o quella dei suoi cari e chi invece no.

A confronto con gli altri Paesi europei come siamo messi?

Non così male! Secondo una classifica pubblicata a maggio 2018 da una delle riviste scientifiche più prestigiose The Lancet. L’Italia è al nono posto su 195 Paesi nel mondo. Sul podio troviamo Islanda, Norvegia e Paesi Bassi. La valutazione è stata fatta andando ad analizzare l’indice di qualità e accesso ai servizi sanitari che mette in relazione la mortalità evitabile per diverse malattie con altri elementi, come la spesa sanitaria pro capite.

Il SSN resiste ancora dopo la pandemia da Sars-COV-2?

Secondo l’Osservatorio Nazionale sulle Politiche Sociali “Il SSN è nel pieno di una crisi sistemica. Molti fattori hanno concorso a determinarla, ma tre sono le cause di fondo: il sotto-finanziamento e il blocco delle assunzioni, che perdurano da oltre dieci anni, e la pandemia di Covid 19, che ha fatto precipitare la crisi. A cui si è aggiunta di recente la guerra tra Russia e Ucraina, che ha spinto in alto i costi energetici e portato l’inflazione all’11,6%.”

Vi lascio qui i riferimenti per approfondire le tematiche e l’articolo scritto dal Vittorio Mapelli, ex-professore di Economia sanitaria presso l’Università degli Studi di Milano.



Rielaborato e aggiornato dalla Dottoressa Gaia Gualco, farmacista e divulgatrice scientifica, specializzata in Comunicazione Scientifica presso l’Università di Parma.

@gaia.gualco