Assenzio, Artemisia absinthium, la fata verde

Assenzio, Artemisia absinthium

Il nome sembra legato alle sue proprietà terapeutiche, derivando dall’aggettivo greco artemis (sano); secondo alcuni autori deriva invece da Artemide, dea della caccia, che avrebbe imparato da Chirone a conoscere le proprietà di questa pianta e che l’avrebbe utilizzata in particolare per le irregolarità del flusso mestruale e in generale per disturbi dell’apparato riproduttivo femminile, insegnando anche ad altre donne come usarla.

Il composto è stato soprannominato nel corso della storia “Le perìl ver” (Il pericolo verde) o “La Fée Verte” (La fata verde), chiamata così per il tipico colore della bevanda che ricorda un’atmosfera “pericolosa” e “magica” in cui si riteneva fossero immerse le persone che lo consumavano. È chiamato anche più comunemente Zenzero verde, Assenzio in inglese, Genepi in latino e Vermouth in francese.

L'assenzio è un distillato ad alta gradazione alcolica 60-70° all'aroma di anice, generalmente dalla colorazione verde smeraldo o verde chiaro, derivato da erbe quali i fiori e le foglie dell’Artemisia absinthium L. dal quale prende il nome. Le proprietà officinali della pianta sono conosciute ed utilizzate fin dall’antichità dal momento che la pianta e le sue applicazioni terapeutiche sono addirittura citate in un papiro egiziano del 1500 a.C. Tale distillato conobbe una diffusione eccezionale nell’800, e divenne particolarmente noto alla fine del secolo, grazie alla fama che ebbe tra gli artisti e gli scrittori di Parigi.

Tra i letterati dell’epoca, tutti i poeti cosiddetti maledetti (Rimbaud, Verlaine e lo scrittore naturalista Maupassant) consumarono e trattarono ampiamente dell’assenzio nelle loro opere.

Oscar Wilde sosteneva provocatoriamente: «Un bicchiere d’assenzio, non c'è niente di più poetico al mondo. Che differenza c'è tra un bicchiere di assenzio e un tramonto? Il primo stadio è quello del bevitore normale, il secondo quello in cui cominciate a vedere cose mostruose e crudeli ma, se perseverate, arriverete al terzo livello, quello in cui vedete le cose che volete, cose strane e meravigliose» (Arnold et al., 1992).

Si dice che anche Vincent van Gogh ne facesse largo consumo e che le immagini distorte caratterizzanti le sue opere siano state in qualche modo “ispirate” dallo stato alterato di coscienza in cui il grande pittore olandese cadeva, forse dopo gli eccessi con tale bevanda (Lachenmeier et al., 2006).

Il successo dell’assenzio in Europa fu clamoroso, ma altrettanto rapido fu poi il suo declino. Infatti, durante il proibizionismo scomparve da tutti i mercati d’Europa e d’oltre oceano in poco più di un decennio.

Si presuppone che l’Assenzio venne bandito per motivi commerciali dato che l’uso dilagante del distillato verde danneggiava i produttori di vino e le distillerie che producevano Cognac.

In Italia la monarchia vietò l’assenzio dopo un referendum nel 1931, ma il decreto legislativo del 25 gennaio 1992 n. 107 (8), a dispetto di un articolo di legge mai abrogato, sembra tuttavia consentirne la vendita (in e-commerce) per soddisfare la libera circolazione delle merci in ambito dell’Unione Europea.

A livello europeo, l’Allegato II della Direttiva 88/388/EEC (9) sugli aromatizzanti fissa a 0,5 mg/kg il massimo livello consentito di tujone (A e B) nei prodotti agroalimentari e nelle bevande aggiunti con proprietà aromatizzanti. Attualmente il proibizionismo nei confronti dell’Assenzio risulta essere in vigore,  il bando è relativo non allo specifico distillato ma alle bevande con un contenuto di tujone al di sopra di una soglia. In accordo con la normativa europea (88/388/EEC 1988) il livello massimo di tujone nelle bevande alcoliche non può essere maggiore di 5 mg/kg e, in ogni caso, la percentuale di questa sostanza non deve superare il 25% del volume di alcol e i 35 mg/kg negli amari.

L’A. absinthium è una pianta erbacea perenne costituita da un fusto sodo, prolungato, legnoso e frondoso, i fiorellini sono penduli di colore giallo verdastro, le foglie e i fiori sono molto amari, con un aroma caratteristico aromatico.

Svariate sono le proprietà terapeutiche dell’Assenzio. I principi amari, in particolare l’absintina, sono responsabili delle azioni amaro-tonica, eupeptica, aperitiva e digestiva; è utile in tutti i disturbi digestivi caratterizzati da atonia, è consigliato anche per gli anemici, i nevrastenici e i convalescenti; ha effetti positivi sulle discinesie delle vie biliari in quanto stimola la secrezione di ile e ne aumenta il deflusso. L’azione febbrifuga, soprattutto per febbri intermittenti, sembra legata a uno degli steroli contenuti nella droga. L’assenzio è inoltre vermifugo, attivo contro acari ed ossiuri; è emmenagogo, cioè facilita le mestruazioni mancanti sia per causa intrinseca da inerzia uterina sia dovute a stati di debolezza generale. Esternamente è utilizzato per curare piaghe ed ulcere, dermatosi squamose e punture di insetti.

Le chemioterapie combinate dell'estratto di artemisia o dei suoi costituenti attivi isolati con i farmaci antibatterici o antimalarici attualmente disponibili sono ora documentate per alleviare le infezioni da malaria e piroplasmosi.

L’assunzione deve avvenire alle giuste dosi e la terapia non può essere continua, in quanto l’uso prolungato provoca absintismo: intossicazione con convulsioni psicostimolanti epilettiformi che a volte possono condurre a esiti letali.

Il principale responsabile degli effetti psicoattivi e tossici dell’assenzio è considerato l’alfa-tujone. La neurotossicità dell’alfa-tujone è stata associata alla sua capacità di bloccare a livello cerebrale i recettori dell’acido gamma-aminobutirrico (GABA) in particolare agisce da antagonista dei recettori GABAA. Ciò sembra favorire l’insorgenza di scariche elettriche neuronali anomale, responsabili delle manifestazioni epilettiche. Si è ipotizzato che l’attività pro-convulsivante dell’alfa-tujone possa essere correlata anche ad una riduzione della risposta del recettore 5-HT3 per la serotonina Il tujone, inoltre, in virtù della somiglianza strutturale con il delta-9-tetraidrocannabinolo, principio attivo psicotropo della cannabis, possiede una lieve affinità per i recettori dei cannabinoidi senza tuttavia indurre effetti cannabis-mimetici.

A livello tradizionale-popolare l’assenzio era usato per guarire lividi e contusioni, inoltre masticarne le foglie era considerato utile per evitare il contagio nei periodi in cui il colera era diffuso.

Attualmente l’assenzio è ritornato in voga soprattutto tra i giovani, viene riproposto nei cocktail bar più trendy e il suo consumo trova terreno fertile nelle celebrazioni di ritualità magico-esoteriche.


Fonti:

E. Riva, L’universo delle piante medicinali, Tassotti editore, 1995;

Composti bioattivi, azioni farmacologiche e farmacocinetica dell'assenzio (Artemisia absinthium) (2020) - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7345338/ ;

Un distillato bohèmienne (2016) - http://eprints.bice.rm.cnr.it/15155/ ;

Scheda tecnica - Istituto Superiore di Sanità - http://old.iss.it/binary/drog/cont/Artemisia_absinthium.pdf .


Articolo scritto in collaborazione dalla Dottoressa Lucia Bono e Dottoressa Alice Loreti