Farmacista in Francia: la storia del dottore Andrea Petrecca

Da qualche anno la mia curiosità su come si caratterizza e cambia il ruolo del farmacista nel mondo ha sempre più preso il sopravvento, curiosità spinta dal conoscere nuove culture, lo sviluppo di questa professione e perché no, prendere qualche spunto e idea per il futuro professionale. Infatti questa curiosità mi ha spinto a realizzare una rubrica dedicata a questo argomento chiamata: “Farmacista in viaggio” dove è possibile trovare tutte le interviste e gli approfondimenti realizzati.

In questo articolo ho avuto la possibilità di conoscere meglio la realtà francese e il ruolo del farmacista in Francia aggiungendo alla rubrica una nuova esperienza molto personale esplorando ed approfondendo la storia del dottor Andrea Petrecca.


L’intervista inizia cosi con una presentazione concisa ed entusiasta:

Mi presento: mi chiamo Andrea, sono molisano e sono farmacista dal lontano 2014, da quasi subito mi sono trasferito per vivere e lavorare in Francia, FELICEMENTE aggiungerei.

Qual è il tuo percorso di studi?

I miei studi sono stati normalissimi, 5 anni di farmacia con tesi sperimentale eseguita in un laboratorio a Strasburgo durante il mio soggiorno Erasmus di 6 mesi. Laurea in aprile ed esame di stato a luglio. Un classico percorso senza troppi fronzoli.

Perché ti sei trasferito in Francia?

Dopo l’esame di stato ho iniziato a cercare lavoro prima nella mia zona, privilegiando i grandi centri. Purtroppo, non ebbi molta fortuna. Così, dopo aver rifiutato un lavoro da magazziniere offertomi dal centro dell’impiego di Campobasso; ho allargato il mio raggio di ricerca. Alla fine, verso il periodo natalizio, ho avuto la prima risposta positiva ed il primo colloquio di lavoro. Da li iniziai la mia carriera di farmacista in una farmacia poco a nord di Roma.

Ricordo che ero pieno di speranze all’epoca, sognavo il mio contratto a tempo indeterminato perché è il sogno di tutti. Quindi iniziai il mio stage a 800 euro al mese. Inutile dire che con questa somma non si campa. Però mi nutrivo del mio ego che si gonfiava ogni volta che un cliente mi diceva semplicemente: “Buongiorno dottore”.

Al terzo mese di stage, la titolare della farmacia mi propose di passare al normale contratto d’apprendistato bruciando le tappe. Finalmente arrivai al salario del contratto nazionale. Leggermente giusto, ma ero comunque fiero di me. Alla fine, lavoravo 48 ore a settimana per racimolare qualcosa di più e tutto sembrava andare spedito.

Il fattore scatenante del seguito della storia fu quel giorno che decisi di comprarmi un’auto nuova. Venni accolto dalla concessionaria con tanti “dottore di qua, dottore di là…” e quando ci fermammo a discutere della finanziaria, mi chiesero un garante perché il mio contratto non valeva niente. In quel momento mi sentii particolarmente offeso nell’orgoglio e decisi di uscire dalla mia zona di confort e rimettermi in discussione. Mai ebbi un’idea migliore di questa; emigrare.

Cosa hai dovuto affrontare per iniziare a lavorare in Francia come farmacista?

Il riconoscimento della laurea è stato abbastanza facile, in fondo loro chiedono un certificato del ministero che attesta che io abbia superato l’esame di stato. Questo deve essere mandato all’ordine francese per l’iscrizione alla sezione D. L’iscrizione prende un po’ di tempo, per cui io decisi di portarmi avanti con la ricerca di lavoro.

Inviai diversi CV spulciando gli annunci del pole emploi. Un bel giorno ebbi una risposta; una farmacia rurale nelle alpi di alta Provenza. In mezzo ai campi di lavanda e non molto lontano dall’Italia.

Mi organizzai per andare in macchina (tanto l’avevo appena comprata), viaggiai la notte cercando di non perdere nemmeno un giorno di lavoro e senza dire niente a nessuno.

Il mio francese era abbastanza rudimentale, l’erasmus era servito a qualcosa e qualche corso lo avevo preso.

Il colloquio fu molto simpatico, io ero con la cartellina piena dei miei certificati e documenti da mostrare. Partivo completamente allo sbaraglio, non avevo preparato niente. Abituato alla mia situazione italiana, non sognavo nemmeno di avere ambizioni per il mio stipendio. Alla fine parlammo del più e del meno, del mio viaggio in macchina e del tempo. Uscii da quell’ufficio con una promesse d’emboche (impegno scritto o verbale di un datore di lavoro ad assumere un candidato in un determinato ruolo o posizione entro una certa data) per un Contrat à Durée Indéterminée (CDI) (contratto a tempo indeterminato) con periodo di prova di 3 mesi. Neanche io ci credevo.

Alla fine il titolare scrisse una lettera di sollecito all’ordine e nel giro di qualche giorno ebbi la risposta.

A giugno mi trasferii ed iniziai a lavorare. I primi mesi era dura, il programma nuovo, tutti nomi commerciali nuovi ed una lingua che stavo imparando sul campo. Da 48 ore italiane passai a 35, con uno stipendio più consistente e con le stesse spese.

Qual è stato il tuo percorso lavorativo in Francia?

Ho iniziato nel 2015 in Provenza. Verso la fine del 2019 la mia attuale moglie mi ha raggiunto, e siccome il paesino offriva poco per lei, fece e vinse un concorso all’università di Bordeaux. Io, nel frattempo, maturai un certo desiderio di esplorare la Francia, ero entrato in contatto con un farmacista a Mayotte (isoletta piccola piccola vicino al Madagascar, ma comunque un dipartimento francese. Il tipo mi offriva il doppio del mio salario all’epoca, alloggio e viaggio pagati. Mia moglie ebbe paura della lontananza e mi convinse a rimanere nei paraggi dell’Europa.

Quindi trovai un’opportunità in Corsica. Gennaio 2020 ero a Bastia in un primo momento, e Corte in seguito. Alloggio pagato, stipendio migliore. Ci fu il Covid-19 e alla fine siamo rimasti lontano lo stesso.

Dopo 8 mesi tra i profumi della Corsica, decisi di raggiungere mia moglie a Bordeaux, trovai una farmacia poco a nord della città. Fino al 2022 vivemmo nell’alloggio di funzione offerto dalla farmacia ed io rinnovavo il mio contratto ogni 6 mesi, a febbraio 2022 dovetti per forza passare ad indeterminato perché comprammo casa.

In definitiva ho tirato finché potevo con i Contrat à Durée Déterminée (CDD) (contratto di lavoro a tempo determinato), mi piaceva, era interessante e mi faceva sentire libero. Perché ormai iniziavo a conoscere come funziona qui: “Se sei un farmacista disoccupato è sicuramente per scelta tua!”.

Quali sono le eventuali specializzazioni, i corsi obbligatori da effettuare per lo svolgimento della mansione del farmacista?

Questo è un argomento complesso; nel senso che, da dieci anni a questa parte, il ruolo del farmacista francese sta cambiando, evolve. Di per sé, per essere un farmacista basico, non serve nessun corso di specializzazione; il problema è che è comunque stimolante continuare ad evolvere professionalmente e in ogni caso bisogna seguire i tempi, altrimenti perdi potere di negoziazione per tutto.

Durante i miei anni provenzali, mi formai al bilancio di medicazione condiviso (in parole povere verificare se il paziente cronico rispetta il trattamento o se ci sono delle associazioni di molecole /effetti collaterali nefasti per la sua salute).

In seguito mi formai alla vaccinazione influenzale. E partecipai, come formatore, a delle iniziative per formare i pazienti al buon uso dei medicinali.

Durante il covid tutto si è fermato per riprendere nel 2021 con diverse formazioni.

Brevemente, ad oggi:

  • posso fare le interviste per il bilancio di medicazione;

  • posso prescrivere vaccini di qualsiasi tipo (eccetto alcune eccezioni, rabbia, febbre gialla e cose strane del genere);

  • posso prescrivere antibiotici per streptococco, cistite;

  • posso fare interviste per l’accompagnamento della donna in gravidanza e per l’uso dei derivati della morfina.

Queste formazioni danno potere di negoziazione perché sono tutti atti che la farmacia può fatturare alla Caisse Primaire d'Assurance Maladie (CPAM) (Ente pubblico che gestisce l'assicurazione malattia in Francia), quindi portano soldi alla farmacia.

Qual è la realtà della farmacia francese?

Inizio dicendo che è facilissimo trovare lavoro una volta che sei dentro. Io non aggiorno il mio cv dal 2019, anche quando ho deciso di fare delle supplenze per arrotondare; tramite una app sceglievo le missioni che mi interessavano oppure mi proponevo in diretta. Attualmente lavoro un sabato su due in un’altra farmacia e la titolare non ha mai visto né il mio cv né il mio bel pezzo di carta appeso al muro.

Un altro aspetto sulla quale vale la pena insistere è il fattore umano: in tutte le farmacie dove ho lavorato, sono sempre stato trattato bene. Ho sempre avuto le mie 5 settimane dei ferie (in Italia ogni tanto qualche settimana si perdeva per strada), ho incontrato sempre colleghi gentili e titolari interessati al benessere dei propri dipendenti. Ora come ora posso dire che non mi è stata mai rifiutata una richiesta di ferie, mai un disappunto per 10 minuti di ritardo o per una assenza dell’ultimo minuto. Ad esempio: se devo uscire un’ora prima perché il piccolo sta male, no problem! Trovo che sotto questo unto di vista la Francia è avanti anni luce, poi sicuramente esisteranno le eccezioni.

Durante il Covid-19 abbiamo assistito ad un sensibile aumento dei coefficienti praticati per gli stipendi, con i benefit più variegati che venivano messi sul tavolo della negoziazione; qui in pratica il contratto nazionale (se proprio vogliamo chiamarlo così) è un punto di partenza per la discussione. Alla fine è l’esperienza ed il primo contatto che conta.

Durante gli ultimi anni abbiamo vissuto un piccolo esodo di farmacisti dell’industria che si riconvertivano a causa degli stipendi più alti, oggi credo che stiamo rientrando alla normalità cioè; una carenza cronica di farmacisti. Ogni giorno leggiamo di chiusure di farmacie a causa della mancanza di titolari, i “vecchi” vanno in pensione e non trovano giovani per continuare l’attività. Nell’ambito urbano i nuovi contratti iniziano con stipendi leggermente più bassi degli anni precedenti, mentre in campagna si vive bene e ancora resistono i coefficienti più alti. Da non dimenticare le enormi possibilità se ci si vuole mettere in gioco come titolare. È di una facilità disarmante; ma questo è un discorso troppo lungo e complicato.

Il contratto e lo stipendio francese?

Le ore di lavoro in Francia sono 35 con 5 settimane di ferie l’anno. Per lo stipendio ci si affida ad una griglia salariale. Puoi approfondire qui.

Spesso ci sono aggiornamenti, ma in linea di massima si ragiona sul tasso orario. Non c’è la tredicesima e quattordicesima, ma spesso ci sono dei premi durante l’anno.

A parte l’aspetto finanziario, ci sono altre cose da contrattare:

  • alloggio di funzione (abitazione fornita da un datore di lavoro a un dipendente, come parte del suo contratto di lavoro),

  • rimborso spese chilometriche per tragitto casa lavoro,

  • equipaggiamento vario,

  • il pagamento della quota annuale d’inscrizione all’ordine,

  • orari di lavoro e giorni di riposo.

  • Addirittura ho saputo di gente che si è spinta fino alla richiesta di veicolo di funzione.

Se dovessi tirare le somme sul tuo percorso professionale, cosa diresti?

Io mi sento soddisfatto per il percorso fatto e sono fiducioso per il futuro che mi aspetta. In Francia non mi chiamano “dottore” ma piuttosto “monsieur o “jeune homme” (che detto dalla signora novantenne fa risalire comunque di qualche punto la mia autostima).

In Francia abbiamo creato la nostra famiglia, abbiamo il nostro piccolo cosmo. Il lavoro permette di conciliare la vita privata e tutto il resto, non ci manca nulla e ringrazio il cielo per questo.

Spesso penso all’Italia con malinconia, il desiderio di tornare c’è, ma per fare cosa? Le vacanze che trascorriamo nel bel Paese sono solo un siparietto artificiale, in realtà, dopo tutto questo tempo, ho paura che se tornassi mi ritroverei come un pesce fuor d’acqua, soprattutto nel mio piccolo Molise.

Gli anni del Covid-19 sono lontani, adesso il ritmo sta tornando normale, lo stress del periodo è finito ed è bello. Molti hanno mollato, alcuni colleghi si sono reinventati in altri progetti; io sono stato resiliente.

Spero che questo sproloquio sia stato utile per qualcuno; al mio tempo mi sarebbe piaciuto avere qualche dritta. Tutto questo, per sommi capi, è la mia esperienza personale.

Pillole Podcast: Consigliare l'aerosol più adatto

Se ti piacciono questi argomenti, trovi la playlist completa “Farmacista in viaggio” su Youtube.

Se questo argomento ti è piaciuto e vorresti metterti in contatto con il Dottor Andrea Petrecca per domande e ulteriori approfondimenti completa il form qui sotto.


Articolo intervista che ripercorre la vita professionale dalla Dottor Andrea Petrecca.